RECENSIONE “MIKA”
Musica Domani – n. 113 -Dicembre 1999 – 41
di Donatella Bartolini
“Nulla a questo mondo va considerato «normale», perche la categoria normalità rende pigri e atrofizza inesorabilmente quella facoltà, tutta infantile, di stupirsi.”
E’ così che Antonio Giacometti, autore di Mika, introduce il suo lavoro, da poco pubblicato per la nuova casa editrice Kookaburra. Certamente un testo, questo di Giacometti, capace di stupire distaccandosi non poco da quella che è la «normalità» della produzione didattica corrente. I motivi di originalità di questo testo sono svariati. Mika propone un linguaggio attuale, contemporaneo, evitando sia i soliti cliché, che un modernismo di maniera. Evitando, soprattutto, di confinare le possibilità espressive del linguaggio entro gli ambiti angusti della «musica per bambini». Già, perche quello che ha capito Giacometti (a differenza di molti altri autori) è che scrivere per bambini non vuoI dire affatto scrivere per degli incapaci; tutt’altro.
Determinante, nella stesura di quest’opera, è l’intento di indagare le interazioni tra linguaggi di matrice diversa. In Mika, infatti, convergono, in un’unità coerente, musica, testo (tratto da Jostein Gaarder) e immagini (di Eva Feudo Shoo). Tre linguaggi diversi, uniti da relazioni profonde, che vanno a creare sinergie capaci di coinvolgere pienamente i giovani allievi. Ma, soprattutto, il testo di Giacometti si distacca dal panorama abituale proprio per il tentativo -ben riuscito -di evitare le strade dell’ovvio, del banale, del già detto. Un tentativo che ritrova, nel contatto con i bambini, una dimensione ricca, stimolante, piena di stupore.