LINGUAGGI E FORME PER INVENTARE
Una propedeutica alla composizione con proposte di applicazione didattica
di Giovanni Piazza
Sono ancora assai radicate, nello studio della composizione così come è praticato nei nostri conservatori, le rigidezze che ne ostacolano un sostanziale rinnovamento. Penso alla ancora diffusa convinzione che imparare la composizione significhi imparare le regole ‘assolute’ dell’armonia e del contrappunto cosi come sono depositate nella trattatistica ottocentesca tuttora molto in voga.
Penso alla consapevolezza, non ancora compiutamente diffusa (nonostante la recente comparsa di una trattatistica, sia italiana che estera, legata a una visione storico-diacronica della letteratura musicale), che ogni diversa fase dell’evoluzione linguistico-musicale autogeneri – per così dire – le proprie regole, rispondendo a un diverso compromesso estetico-culturale con la materia del suono, negando in tal modo qualsiasi possibilità di regolamentazione onnicomprensiva del processo compositivo.
Penso, infine, al fatto che l’insegnamento del comporre sia ancora troppo legato alla costruzione di schemi formalmente precostituiti, derivanti da metodi analitici superati, invece che all’osservazione e alla riproposizione soggettiva dei mille possibili ‘comportamenti’ della materia sonora, e dei tanti modelli di relazione logica capaci di determinare quegli stati di carattere, di unitarietà, di equilibrio e di proporzione che debbono contraddistinguere una composizione musicale.
Diciamo che, piuttosto che una trattatistica, ciò che manca alla nostra didattica compositiva è una visione ‘manualistica’ della materia. Una visione un po’ più possibilistica e sperimentale e meno teorica e assolutizzata.
È in questo spazio lacunoso che positivamente si inserisce il volume di Giacometti, nato dalla diretta esperienza dell’autore come docente e indirizzato alla Scuola di didattica della musica, alle Scuole medie a indirizzo musicale ma anche ad una fase propedeutica dello studio della composizione. L’elencazione stessa delle aree di lavoro proposte chiarisce l’impostazione del volume. Una sezione, assolutamente insolita per la nostra didattica, è dedicata al sistema pentafonico: un mondo melodico-armonico troppo spesso sottovalutato (anche senza voler tenere conto del ruolo significativo che ha nell’area del rock e del popular, che peraltro Giacometti non affronta), e non ancora sufficientemente esplorato per le sue valenze didattiche. Una sezione è dedicata al sistema modale, lungamente trascurato da una didattica per la quale anche il contrappunto era ‘armonico’.
Una sezione è dedicata ai fondamenti dell’armonia tonale impostata in modo decisamente innovativo, e cioè a partire dalla ricerca di una seconda linea contrappuntistica rispetto a un canto dato. Una sezione è dedicata alla realizzazione strumentale di canti a due voci, con puntuali indicazioni riguardanti lo strumentario Orff e una buona quantità di modelli orffiani tratti dallo Schulwerk. E, infine, una sezione è dedicata al minimalismo, attentamente esaminato come modello musicale d’estrema attualità mirante alla interazione sonora di staticità e moto.
L’intera materia è trattata in modo approfonditamente analitico, è densa di riflessioni e riferimenti, unisce costantemente esperienza e osservazione, pratica la metodologia della trasformazione e del confronto, dell’esperimento e della verifica con un linguaggio a tratti fortemente dottrinale ma sempre puntuale. Offrendoci, nel complesso, un percorso che contribuisce a modificare la mentalità dell’approccio alla pratica compositiva e che si rivelerà sicuramente utile per quanti operano in questo settore didattico.
“Analisi” n. 32, Rivista di Teoria e Pedagogia musicale, anno XI, n. 32, Maggio 2000